MILANO (ITALPRESS) – Si calcola che in Italia soffrono di artrosi circa quattro milioni di persone, soprattutto dopo i sessant’anni. L’infiammazione che provoca l’artrosi è dovuta a lesioni della cartilagine articolare. Nel caso del ginocchio, lo strato di cartilagine impedisce lo sfregamento tra femore, tibia e rotula. Quando la cartilagine si consuma o si assottiglia si crea un attrito tra femore e tibia che provoca dolore e rigidità. Nei casi meno gravi questi sintomi possono essere controllati con terapie conservative e rigenerative, di solito con un buon recupero, ma quando l’articolazione è troppo compromessa, si ricorre all’intervento di protesi. Sono questi alcuni dei temi trattati dal professor Walter Pascale, responsabile di artroscopia e chirurgia del ginocchio dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Un’articolazione come il ginocchio è formata da due capi articolari, ma intorno a questa struttura ossea ci sono molteplici elementi, che danno la stabilità al ginocchio sano: i legamenti, i menischi, le membrane – ha esordito – Se tutto questo va bene, è chiaro che il ginocchio è in buona salute”.
A differenza di molte altre patologie, è abbastanza semplice, sulla carta, prevenire l’artrosi: “L’artrosi si combatte con i classici suggerimenti: la nutrizione, l’attività fisica, mantenere il tono muscolare della gamba, sono tutte cose che prevengono l’artrosi – ha spiegato Pascale – Il ginocchio è un qualcosa che nel tempo di usura. Negli ultimi vent’anni si parla molto di cartilagine, ma è come fosse una vernice di un muro, ciò che è importante è il muro, cioè l’osso. Negli ultimi anni moltissimi studi sono stati indirizzati a curare la cartilagine, ma si è visto che la degenerazione colpisce anche l’osso, è tutto molto più complesso”, ha sottolineato.
E sulle svariate tecniche per curare un ginocchio non sano, che cambiano in base al livello di usura dell’articolazione: “In un ginocchio particolarmente usurato ci sono aree di degenerazione. Prima di arrivare a uno stadio in cui è impossibile esercitare una terapia conservativa, dobbiamo provare a fare tutto il necessario, partendo dall’approccio fisioterapico, poi si possono utilizzare degli integratori, ma lasciano il tempo che trovano – ha puntualizzato il professore – Così sono nate le infiltrazioni, è la grande scoperta dell’acido ialuronico. E’ utilizzato da almeno 40-50 anni, ci sono vari tipi di prodotti e in questo caso non è vero che più costa e più funziona, non è questo l’approccio, bisogna prendere l’acido ialuronico corretto rispetto alla patologia che stiamo trattando. Negli ultimi tempi il passo successivo è stato lo sviluppo delle infiltrazioni, iniettando le cellule staminali o i fattori di crescita piastrinici – ha ricordato Pascale – Sono nuove tecniche che fanno sì che il miglioramento biologico dell’articolazione venga esaltata”.
Se le terapie non danno buon esito, non resta che affidarsi alla chirurgia protesica: “Se tutto questo non funziona, c’è la chirurgia di tipo protesica – ha precisato – Le protesi si impiantano con una tecnica mini invasiva, c’è una grande evoluzione rispetto al passato a livello di materiali”. Infine, sul più comune dolore al ginocchio dovuto a un’infiammazione: “Il dolore al ginocchio che molti hanno è legato all’infiammazione, per curarlo si utilizzano antinfiammatori di ultima generazione. Io non li amo, ma indubbiamente nella fase acuta possono dare beneficio insieme a tante procedure come ghiaccio, ginocchiera, fare subito gli esercizi. Sono queste le cose importanti – ha concluso – E la grande rivoluzione sarà lo sviluppo della nanotecnologia”.
– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).
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