Cardiologia e sport, la frontiera medica per dare più sicurezza agli atleti

ROMA (ITALPRESS) – La frontiera della cardiologia viene applicata allo sport, e in particolare alle risposte degli atleti agli stress cardiaci. I casi drammatici e recenti di problemi cardiaci riscontrati durante le competizioni hanno riacceso il dibattito sulla salute degli sportivi e sulle potenzialità della medicina di leggere in anticipo i rischi e individuare le soluzioni.
Di questo si è parlato a Roma nel corso del XXI Congresso Romacuore 2024, organizzato da Collegio Federativo di Cardiologia, dove il professore Gianfranco Gualdi, luminare della medicina e direttore scientifico del servizio di “Diagnostica per immagini” dell’Istituto di Medicina e Scienze dello Sport CONI, ha tenuto una relazione dal titolo “Il ruolo dell’imaging avanzato nelle idoneità sportive: tra fisiologia e patologia”.
La relazione del professor Gualdi si è concentrata sulle “modificazioni che possono verificarsi negli atleti sottoposti ad attività agonistica a carico delle strutture cardiache con individuazione del sottile margine tra fisiologico e patologico al fine di accertarne l’idoneità sportiva”, e nello specifico sul ruolo della risonanza magnetica come strumento più efficace nella metodica diagnostica gold standard per la valutazione morfo funzionale delle camere cardiache.
La risonanza magnetica è infatti in grado di superare l’ecocardiografia poichè permette una quantificazione formale molto più affidabile delle dimensioni, della geometria e della funzione di entrambi i ventricoli. Inoltre offre la possibilità di effettuare la caratterizzazione tissutale del miocardio mediante mezzo di contrasto o anche con metodiche che non richiedono il mezzo di contrasto.
Secondo le ultime linee guida dell’Unione europea, la risonanza magnetica è ormai indicata in classe uno nel percorso diagnostico nei pazienti con cardiomiopatia. E infatti, anche nel mondo dello sport, la prescrizione della RM è notevolmente incrementata, soprattutto quando si verificano alcune anomalie nello screening cardiovascolare, come ad esempio l’extrasistole ventricolare, o anomalie nell’elettrocardiogramma.
E’ da considerare naturalmente che l’attività fisica intensa e protratta nel tempo provoca un rimodellamento di tipo strutturale, funzionale ed elettrico del cuore, un’entità nota come “cuore d’atleta”. Da qui l’importanza di definire un confine preciso tra il fisiologico e il patologico è essenziale per prevenire la morte cardiaca improvvisa in una popolazione di soggetti giovani apparentemente in buona salute. E così l’applicazione dello screening cardiovascolare tra gli atleti ha permesso di ridurre notevolmente le morti improvvise sul campo di gioco.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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